Memorie di un frigorifero

Mi aiuta mio padre, e non sapete quante volte in vita mia ho assistito a questa scena; rivolti l’uno verso l’altro reggiamo assieme, a braccia, la stessa cosa che si trova fra noi due. In pratica quello che trasportiamo ci separa, ma basta uno sguardo meno superficiale per accorgersi che, vincolandoci a un movimento solidale, finisce per unirci.

Comincia così Rifiuti ingombranti di Sandro Bonvissuto, racconto breve tratto dalla raccolta Scena padre (2013, Einaudi) che mi ha lasciata con dei pensieri agrodolci nella testa: con il tono divertente e divertito di chi guarda la propria vita e quella degli altri con partecipazione e ironia, Bonvissuto racconta di una famiglia, di un divorzio, di bambini che diventano ragazzi e poi giovani adulti, di passaggi e assenze, il tutto appeso con i magneti sulle porte di un frigorifero. La ‘cosa’ che stanno trasportando padre e figlio è infatti il vecchio elettrodomestico che finalmente si sono decisi a buttare via. Arrivati al centro di raccolta di rifiuti ingombranti, un operatore – un novello psicopompo per l’oltretomba degli elettrodomestici -, probabilmente un po’ infastidito da un congedo che giudica eccessivamente lungo e drammatico, ricorda ai presenti che in fondo si tratta solo e soltanto di un frigorifero; ed è questa osservazione, accolta con fastidio dal narratore, che innesca il racconto di quanto un oggetto così ordinario possa caricarsi di significati inaspettati e profondamente radicati nelle persone che li condividono.

La fotografia sulla copertina della raccolta Scena Padre

Il racconto mi è rimasto addosso per qualche giorno; mi ha fatta pensare a tutti gli oggetti che popolano gli spazi che frequento quotidianamente e come questi abbiano assistito, da osservatori pazienti, a infiniti istanti della mia vita: la faticosa preparazione di una torta alle carote, l’attenzione versata malvolentieri su grossi manuali da studiare, qualche piroetta in un nuovo vestito a fiori. Forse la mia storia non è tutta dentro di me; forse è frammentata e cosparsa come polvere su vecchie tazze, specchi, maniglie e mille altri oggetti di cui io, distratta dalla vita, non mi sono mai accorta.

Benedetta Follini

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