L’idea di creare Ippoderma nasce durante una lezione di italiano al liceo, una di quelle in cui la spiegazione diventa solo un sottofondo e dove la fantasia prende il sopravvento. Uno scarabocchio su un foglio di carta da cui nasce una creatura onirica, che si può interpretare come un cavallo o un elefante a seconda delle prospettive.
Da qui la parola chiave, Ippoderma, il nome che Marco Cappa, ventiquattrenne casalese che vive a Torino, sceglie per il progetto di un collettivo artistico che ha il sogno di creare. «Studiando storia dell’arte all’università e visitando sempre più mostre e musei, ho capito che l’arte spesso è movimento, incontro e dialogo. Avevo già provato a riunire persone interessate all’arte in un gruppo che però era rimasto solo virtuale, senza organizzare eventi in presenza. Con Ippoderma invece l’idea era quella di permettere agli artisti di esporre sia in digitale sia in presenza».

Marco inizia a parlarne con alcuni amici: l’entusiasmo e la voglia non mancano, perché spesso gli artisti più giovani non hanno modo di far conoscere le proprie opere o per farlo devono avere finanziamenti e contatti. Internet allora si rivela subito un mezzo ‘democratico’: una semplice cartella Drive può diventare un sistema di raccolte, dove ciascun partecipante al progetto può esporre virtualmente le proprie opere corredate di descrizione. «L’idea era di creare una specie di grande libro o raccolta antologica, dove chiunque potesse osservare e condividere opere artistiche», spiega Marco.
A un certo punto, però, la necessità di vedersi fisicamente si fa sempre più evidente, perché se non ci si incontra, alla fine, spesso ci si perde. E poi forse, dopo la pandemia, di iniziative online ce ne sono fin troppe e c’è un bisogno diffuso di partecipare, di sperimentare di persona nuove esperienze e realtà sconosciute.

Allora la comunità si riunisce su Discord e si organizza per creare un evento in presenza: nasce così il primo Dromo, il 13 ottobre 2023, nel locale torinese Soup&Go. «Il nome, ideato da Luca Crocco, richiama il cavallo del logo, perché ricorda il termine ‘ippodromo’. E poi in greco significa ‘corridoio’: l’idea è proprio quella di creare un luogo di passaggio, dover poter far incontrare persone interessate all’arte. L’esposizione delle opere è quindi un pretesto per creare situazioni in cui le persone si conoscono e possono anche dare inizio a collaborazioni», spiega Marco. «Il punto è che Ippoderma non è un gruppo artistico con lineamenti ed estetiche, ma vuole raccoglierne diverse: vuole essere un trampolino di lancio, a cui chiunque si dimostri interessato può accedere, senza essere necessariamente un artista».

Il primo Dromo ha successo ed è quindi seguito da un secondo e da un terzo evento, a giugno e poi a ottobre, ospitati questa volta presso l’Ostello Alfieri II, gestito dalla Cooperativa di animazione sociale Valdocco. Così, Ippoderma, questo ‘strano meticcio nato dall’unione di sogni, cavalli, elefanti e noia’, raccoglie sempre più persone attorno a sé. Artisti desiderosi di una vetrina, persone interessate all’arte o semplici curiosi che ne sentono parlare e vogliono fare aperitivo in un luogo un po’ diverso dal solito. Guardando le varie opere esposte nel locale, che vanno dalla poesia alla pittura, dalla fotografia alla grafica. Opere che si diversificano sempre di più, cercando di includere anche le arti più immateriali e performative. «Nel primo Dromo c’è stato un live set musicale minimalista a cura di Jacopo Signorino», spiega Marco, «mentre il Dromo di ottobre ha ospitato una performance di live painting da parte di Giulia Piacci e Alfredo Cardia».

Chi va a un Dromo, inoltre, sa che potrà anche ‘sporcarsi le mani’ in prima persona: tornare bambino per un attimo e lasciare correre la fantasia nelle attività creative proposte durante l’evento. «Il Dromo non è solo una mostra, ma vuole coinvolgere attivamente chiunque abbia voglia di mettersi in gioco», aggiunge Marco. «A ogni evento, ad esempio, proponiamo una Grande tela tzariana: un’opera collettiva, nata da un’idea di Elisa Smeraldo, basata sulla tecnica dadaista del collage, in cui chiunque può scrivere e incollare ciò che vuole. Lo scopo è quello di creare una fotografia artistica dell’evento: è un’opera che nasce e finisce durante il Dromo e che dopo non può più essere modificata». Poi c’è il Tavolo creativo, dove Nicoletta Peracchi e Sara Chiarella propongono a ogni evento attività diverse. Come quella dell’ultimo Dromo, dove i partecipanti sono stati invitati a immaginare una possibile mascotte per il collettivo, componendo a proprio piacere i ritagli di carta con le lettere della parola Dromo.

In un mondo che ci vorrebbe sempre più consumatori e sempre meno creatori, il Dromo è quindi un tuffo in una dimensione libera e lenta, dove non importa essere bravi a disegnare, perché chiunque, alla fine, si sente soddisfatto per il semplice fatto di aver creato qualcosa con la propria immaginazione.

Così come fanno anche anche gli ‘ippodermi’ grazie al progetto Blocchi di Marmo, che prevede una votazione collettiva di alcuni temi da cui gli artisti possono lasciarsi ispirare. «Si tratta degli input di lavoro da cui gli artisti del collettivo partono per le loro creazioni, un po’ come i veri blocchi di marmo da cui lo scultore trae le proprie sculture. Dal blocco possono poi nascere opere molto diverse: ad esempio, a partire dalla parola ‘abisso’, c’è chi ha ragionato sulle creature abissali del mare e chi sull’abisso della follia».
L’obiettivo è creare Dromi sempre diversi, con una base simile e ogni volta nuove aggiunte. Per incontrare persone, luoghi e contesti diversi, aprendo magari un giorno il progetto a workshop, laboratori ed eventi di natura performativa. Un sogno che Marco condivide con tutti gli ‘ippodermi’ e con il direttivo di Ippoderma, composto da Luca Crocco, Alessandro Tola, Matteo Cappa, Matilde Arcangeli, Nicoletta Peracchi, Sara Chiarella, Matteo Dessì, Elisa Smeraldo, Gabriele Lupo. Giovani alla ricerca di un tipo di esperienza artistica a cui ognuno possa partecipare come più desidera: perché nella parola ‘Ippoderma’ e nel cavallo-elefante, non essendoci un significato preciso, chiunque può vederci quello che vuole.

Elena Del Col
© Credit immagini: Courtesy of Ippoderma