“Credo che sia del paese di Gesù, a due passi dal Paradiso”
– Prosper Mérimée
Nelle sue aride estati in campagna, tra i campi coltivati e i cavalli selvaggi, passeggia a passo lento al tramonto, per evitare le calde ore pomeridiane. Lascia che il vento le stropicci i lunghi capelli color sabbia e veste di comodi abiti contadini, adatti per confondersi tra i teneri rami degli ulivi. la sua pelle ambrata contrasta i suoi freddi occhi blu, rari pezzi di cielo intrappolati in un profondo e rilassato sguardo.
Ogni estivo venerdì sera, invece, il suo sangue danza per le strade delle città, richiamato dal prepotente suono dei tacchi battuti sull’asfalto e accompagnato da aggressive pennate su corde consumate e applausi ritmati. Non ha imparato a ballare a scuola, quella danza è innata in lei, come se fosse il palpito del suo cuore a far muovere il flamenco.
Si dice abbia un’anima da artista. Da bambina dipingeva motivi artistici arabeschi, copiandoli delle arcate a ferro di cavallo degli alcázar, per poi finire proprio a restaurare quegli ornamenti una volta cresciuta. In stile mudéjar, le radici dell’albero genealogico della sua famiglia, sono l’intreccio di culture differenti che lei ama rappresentare e farlo vivere attraverso la sua quotidianità: tajin e tapas di tostadas al pomodoro le sue specialità, tè pomeridiani con colorati melograni le sue merende e qualche indicazione stradale tradotta nelle sue due lingue.
Nelle sue mattinate estive, quando ancora la città dorme, ma la bruma è già scomparsa lasciando spazio alla forte luce del sole, i suoi verdi pappagalli chiacchierano volando tra palma e palma, raccontando poesie e narrando storie dell’antica dinastia dei Nasridi per far compagnia ai cavalli, un tempo dei suoi campi, ma ormai non più selvaggi.
Virginia Galizia
