Past lives

Rolling Stones definisce Past Lives, pellicola d’esordio della regista Celine Song, come un film d’amore, ma soprattutto un film sulle radici, tema che permea ogni livello del racconto.

È portante sul piano narrativo, in quanto la protagonista, Nora/ Na-Young, si trasferisce dalla Corea in Canada, ed è analizzato attraverso il concetto di in-yun in relazione alla complessità del rapporto che intercorre tra i tre personaggi principali: Nora, il marito Arthur e il “primo amore” Hae Sung.

Il trasferimento della protagonista porta con sé un conflitto identitario, che si pone come uno dei perni dell’opera. Il personaggio si sdoppia, al suo interno convivono da un lato Nora, dall’altro Na-Young. La realtà coreana e quella americana vengono messe continuamente a confronto, ma nessuna prevarica mai sull’altra nel definire Nora. Nella prima parte il film ci interroghiamo su quale sia il destino di una tradizione, di una lingua, di una cultura se non la si può condividere con nessuno. Scompare forse? È la storia stessa a risponderci. L’eco della Corea non sparisce, ma si assopisce in Nora, svegliandosi proprio quando il personaggio si addormenta, e il suo inconscio è libero di parlare. “Tu sogni in Coreano” dice Arthur a Nora. Sono le nostre radici a costituire il fondamento di ciò che siamo, di come pensiamo, di come sogniamo. 

Altro filo conduttore della storia è l’idea di in-yun, parola che in coreano significa “destino”, ma si riferisce esclusivamente ai rapporti tra le persone. “È un In-Yun persino quando due sconosciuti camminano per strada e i loro vestiti si sfiorano. Significa che c’è stato qualcosa tra loro nelle vite passate”.  

Le persone sono complesse, contengono contraddizioni che spesso si risolvono soltanto guardando l’insieme, così come complessi sono i rapporti che intercorrono tra loro. Alla banale scelta di contrapporre alla figura dell’amico di infanzia di Nora, un marito malvagio, portando lo spettatore a “tifare” per un personaggio, la Song decide piuttosto di indagare il sentimento, diverso, ma ugualmente profondo e sincero, che la donna nutre per i due uomini e per quello che rappresentano nella sua vita. 

Nella pellicola nessun elemento è presentato con netto contrasto, non è immediata la differenza tra bianco e nero, nulla è dicotomico perché dicotomica non è la realtà.

Emanuela Castaldo

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