Le Betulle di Auschwitz-Birkenau

Le betulle di Auschwitz-Birkenau ci guardano,

ci guardano increduli.

Stanno lì, ferme immobili e ci fissano.

Quante volte sarebbero volute scappare, quante volte avrebbero voluto più foglie sui loro rami per coprirsi e non guardare.

Non guardare quella ragazza timida che si tingeva di rosso in volto quando un ragazzo le parlava.

Non guardarla spogliata, umiliata, lei che era così timida e che si copriva il volto anche quando sorrideva.

Non guardare quel ragazzo, fiero dei suoi primi peli sul mento, orgoglioso dell’uomo che sarebbe diventato mentre guardava suo padre, il suo esempio.

Non guardarlo strappato dai genitori, senza tempo per pensare ad altro.

Senza tempo e basta.

Quelle betulle stanno lì, impotenti, costrette a vedere e a non parlare.

Speranzose.

Cullano e fanno giocare i bambini nelle loro radici, li portano fino in cima sui rami più alti. Chiedono scusa perché non hanno potuto aiutarli.

Le betulle hanno visto tanto, forse troppo, adesso sono stanche ma rimarranno forti ed alte per vedere ovunque, per vedere cosa accadrà.

Le betulle di Auschwitz-Birkenau vogliono essere ascoltate. Vogliono essere toccate, abbracciate. Vogliono sapere che ora andrà tutto bene, vogliono saperlo per dirlo ai bambini che giocano sui loro rami.

Promettiamoglielo, andrà tutto bene.

Elisa Tunnera

Immagini: fotografie delle betulle di Birkenau scattate da Agnese Barcaroli durante l’esperienza del Treno della Memoria nel 2019.