Non c’è due senza tre

Quando Marta aveva 6 anni, seduta nella sua cameretta intenta a giocare con la plastilina, un suono misterioso catturò improvvisamente la sua attenzione, facendola alzare in piedi. Tese l’orecchio e chiuse gli occhi, incuriosita da quella melodia proveniente dall’altra parte della casa.

In salotto, un amico di suo padre aveva portato una vecchia tastiera sgangherata e si divertiva a suonare delle incantevoli melodie. Per Marta fu una vera e propria scoperta vedere tutti quei tasti bianchi e neri far su e giù tra quelle dita che parevano ballare al ritmo della loro musica.

Da quel giorno, Marta decise che anche lei, un giorno, avrebbe suonato. 

Così Marta ce la mise tutta per convincere i suoi genitori a iscriverla a una scuola musicale, sperando di studiare il pianoforte senza ricorrere a costose lezioni private.

Il primo giorno di scuola, lo stesso in cui Marta poso’ con timidezza le sue dita sul pianoforte sul quale, per anni, avrebbe visto le sue dita diventare più leggere, coordinate, agili, un brivido le percorse la schiena, confermando che quello era il posto in cui doveva essere. Lì, di fronte a un pianoforte. Lei, lui e nient’altro. 

E di fronte al suo amico a 88 tasti – confidente e traduttore preciso delle sue emozioni –  Marta ci restò per moltissi anni. 

Da adulta, tuttavia, la vita li separò.

In un nuovo paese, senza il suo amato pianoforte, Marta faticò a ricostruire quel legame, poiché non sapeva proprio da dove cominciare per ricostruire quella meravigliosa relazione. Il tempo aveva creato una distanza tra lei e qualsiasi pianoforte, e la paura di risuonare, di ri-studiare, era diventata più grande della voglia di continuare. Così, tra il lavoro e gli impegni di tutti i giorni, Marta pensava spesso al suo caro pianoforte, e ogni tanto guardava, con tristezza e malinconia, la piccola tastiera che si era procurata il giorno in cui aveva capito che le mancava profondamente il suo migliore amico. 

La svolta arrivò con un secondo amico, più vibrante, un elegantissimo violoncello, ricevuto come regalo di Natale dal suo compagno, che cercava sempre di ascoltare quello che i silenzi di Marta non dicevano. 

Così Marta, a 30 anni, con il suo violoncello sulle spalle e tanto coraggio, rivisse lo stesso brivido del primo giorno di scuola. Solo che ora – lei lo sapeva – sarebbe stato tutto diverso. 

Mishel Mantilla

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