I racconti di Madame Marie José

Madame Marie José guarda con aria divertita gli invitati seduti a tavola.

Chi si è permesso di prendere dalla sua sedia i due cuscini morbidi su cui è solita sedersi?

Le cene del lunedì sera sono sacrosante per Madame Marie José. Sono ventotto anni che accoglie studenti e giovani lavoratori di nazionalità diverse in casa sua: una mansarda al quinto piano, raggiungibile solo attraverso una stretta scala priva di ascensore, in un palazzo storico nel cuore della città di Lione. La casa di Madame Marie José si trova nella “Presqu’île”, una zona centrale della città, situata tra i due fiumi il Rodano e la Saona.

Tutti i lunedì sera, a casa della donna viene imbandito rapidamente un banchetto. La regola d’oro è che ciascuno porti un piatto da condividere durante la cena. La sala si riempie in fretta di sapori allegri, chiacchiericci e momenti conviviali, spensierati.  

Quando Madame Marie José prende parola a tavola il silenzio cala. Persino i quadri, le poltrone e le tende della stanza sembrano prendere vita e aspettare impazienti durante la settimana questo momento. La sua voce è calma, docile e chiara. Una voce da nonna rassicurante e da saggia del villaggio che racconta le esperienze vissute con tanta audacia.

Quando le sue storie cominciano ci si immerge in un’altra dimensione, un viaggio che attraversa il tempo.

Victor, uno dei ragazzi francesi, di animo curioso, chiede in fretta di poter filmare la Dame prima che cominci il racconto. Victor fa parte di un’associazione a Lione di nome “Contes Rendus”, che ha come obiettivo quello di valorizzare e diffondere la memoria degli anziani, favorendo nel contempo i legami intergenerazionali. I giovani si riuniscono in case di cura, appartamenti di nonni, parenti, pensionati, per discutere e farsi raccontare esperienze vissute. L’intento è nobile: non far sentire più sole queste persone, offrendo loro l’opportunità di condividere la bellezza dei loro ricordi.

E chi non si lascerebbe affascinare dalle storie dei propri nonni?

“Nel lontano 1995, in una grigia giornata di novembre, mi trasferii di malavoglia da Parigi a Lione per lavoro. La vibrante e internazionale atmosfera parigina sembrava svanita. Mi resi conto che non parlavo più l’inglese, così decisi di proporre ad uno studente americano di venire ogni lunedì sera per dialogare in inglese e in francese, davanti ad una bottiglia di bianco e un Camembert. Un giorno, gli chiesi se fosse facile conoscere e costruire legami con delle persone francesi. La sua risposta negativa mi spinse a proporgli di venire il lunedì dopo con un amico e che avrei invitato dei ragazzi francesi per una cena. Il loro entusiasmo fu palpabile, e così nacque una tradizione che sarebbe durata nel tempo.

Il messaggio che lasciavo trapelare ai giovani era che le cene del lunedì sera non dovevano essere un obbligo, ma un invito aperto a chiunque avesse voglia di condividere buon cibo, risate e nuove amicizie. A volte, bussavano e non sapevo neanche chi sarebbe stato presente. Oppure, tornando dal lavoro, li trovavo sulle scale davanti alla mia porta ad aspettarmi.

Grazie a questi giovani, la mia casa divenne un punto di incontro, di discussioni ricche e piacevoli. La bellezza di questa storia risiede nei legami che si sono tessuti nel corso degli anni, trasformando un modesto appartamento in una fucina di ricordi indelebili”.

Finita la cena, ci ritroviamo sulla soglia di casa. Madame Marie José, con un sorriso che emana energia, susurra: “Bonne soirée, bonne nuit, rentrez bien chers amis, à lundi prochain

Compiti a casa: farsi raccontare una storia da una persona più anziana.

Amalia Marchetti

© Credit immagini: link + Courtesy of Amalia Marchetti

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