Sono le tre di pomeriggio di una giornata soleggiata di Ottobre. Una scia di vento al profumo di lavanda svolazza sulla terrazza di Denicé, nel Beaujolais, in Francia.
Una luce soffusa riscalda i visi. Il panorama è ampio. Sfumature autunnali e giallo ocra. Ci si sente come in una cartolina: la vista sporge sui vigneti, i colori sono accesi e si intravedono in lontananza casolari in pietra.
Una musica leggiadra di violino apre la cerimonia, mentre Christelle con un sorriso sincero cammina accompagnata dal padre fino a Hien. Christelle ha mamma francese e papà americano, mentre Hien è francese ma con origini vietnamite.
Guardandosi attorno si comprende da subito la varietà di nazionalità – filippini, russi, cinesi, italiani, spagnoli, australiani – che si sono riunite per un giorno così speciale. Le reciproche famiglie si sono mosse dai propri paesi per arrivare in Francia e un gruppo di amici internazionali, residenti oramai in Francia, si aggiungono al gruppo.
Gli amici internazionali prendono parola per i discorsi agli sposi: ognuno condivide i propri pensieri con amore. Ognuno con il proprio carattere, ognuno con il proprio modo, ognuno con le proprie parole.
Provo un’estrema sensazione di inclusione e mi chiedo: cosa c’è di più bello nel trovare un ambiente accogliente e sano di nome Amicizia? Che sapore ha l’Amicizia?

Provo a rispondermi, sganciandomi da ciò che sta succedendo. Luigi Maria Epicoco, nel libro “Marta, Maria e Lazzaro – Tre meditazioni sui legami e l’amicizia”, la definisce come luogo dell’autenticità. “Tu sai di trovarti davanti ad un amico quando sai che puoi non fingere, che puoi essere te stesso fino in fondo. […] L’autenticità è non avere problemi a consegnare completamente la propria storia a qualcuno”.
Quando penso all’amicizia immagino un salotto caldo e accogliente, un caminetto acceso che emana un calore intenso e le persone sedute a chiacchierare su dei pouf morbidi. Alcuni suonano e il clima è di estrema serenità. Non c’è giudizio verso gli altri: le persone riescono a comunicare, a comprendere gli stati d’animi degli altri e ad ascoltare. Ognuno ha però la propria personalità, in una diversità che crea sinergia nella sala, così che la camera sprigiona allegria. La porta è socchiusa, come se si lasciasse ancora l’opportunità di arrivare ai ritardatari o ai vicini, o agli amici di amici.
Christelle e Hien mi chiamano, l’aperitivo sta cominciando.
Abbracciati, brindiamo alla loro e alla nostra felicità.
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Amalia Marchetti