Linee

Lascio le mie impronte in mezzo a polvere e salsedine. Seguo il bordo della scogliera che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Ce l’hai un accendino? È la prima cosa che mi ha chiesto Jamil, ancora prima di come stai e di come ti chiami. Seguo il bordo delle sue mani. Vedo la fede che porta all’anulare. Si muove in modo quasi impercettibile. Le sue mani sono più scure dei suoi occhi. Sembrano tremare. Guardo il confine che ci divide: è un colore, nulla più. Rimarca il confine tra il cielo e il mare: tra chi ha il privilegio di volare e chi ha il timore di nuotare. Avvicino la mia mano alla tasca dei jeans, gli passo l’accendino e gli chiedo io come si chiama. Jamil, nice to meet you, mi dice nel suo inglese traballante. Gli chiedo se vuole fare due passi con me. Mi dice che è appena arrivato a Lampedusa, che non conosce niente qui. Vieni con me, ti faccio vedere una cosa. 

Ceramica refrattaria e ferro zincato che riflettono la luce del sole e quella della luna. La porta d’Europa distrugge ogni nostra barriera. Lampedusa lo sa.

Federica Mangano