Libri in pillole – ottobre

Ciao lettori e lettrici del Polo!

Questo mese il Polo Positivo propone come tema la cura e noi abbiamo pensato a due consigli di lettura molto, molto belli.

Il primo libro di cui vogliamo parlarvi è Vita su un pianeta nervoso, Matt Haig, 2018, Edizioni E/O

Il mondo ci sta confondendo la mente. Aumentano ondate di stress e ansia. Un pianeta frenetico e nervoso sta creando vite frenetiche e nervose. Siamo più connessi, ma ci sentiamo sempre più soli. E siamo spinti ad avere paura di tutto, dalla politica mondiale al nostro indice di massa corporea.

Vita su un pianeta nervoso è un piccolo manuale di sopravvivenza al XXI secolo: è un libro “utile”, che ti spinge a pensare e ad apportare cambiamenti nella tua routine per vivere più serenamente. È un libro che ti mostra l’importanza di prendersi cura della propria mente in un mondo che ci vuole sempre performanti e perfetti.

Non è un romanzo, i capitoli sono brevi e il linguaggio è semplice. Il nostro consiglio è di leggere qualche pagina in più momenti della giornata, come se fossero delle pillole, perché le idee sono tante ed è giusto dare a noi stessi il giusto tempo per riflettere, rielaborare e interiorizzare.


Il secondo libro è Educare controvento. Storie di maestre e maestri ribelli, di Franco Lorenzoni, 2023, Sellerio

Franco Lorenzoni, maestro di scrittura, di pedagogia e di ribellione, compone un inno alla libertà, all’umanità e alla cura, sottolineando come queste passino per l’educazione. Un’educazione controvento che, a dirla tutta, è essa stessa una forma di cura. Concetto, quest’ultimo, che indica una pratica di attenzione, nei confronti di sé e degli/delle altre, che si esercita nei gesti, nel tocco, negli sguardi, nei corpi e, infine, anche nelle parole, quando abbracciano e sollevano, quando aiutano e accompagnano.

E la scuola, ma non solo, ci dice Lorenzoni, l’educazione in generale, costruendo umanità, deve prendersi cura di studenti e studentesse e insegnare, a sua volta, ad avere cura. In questo senso, educare controvento significa non ricercare, sopra ogni cosa, il successo, la riuscita, la competizione, la vittoria, facendo, così, della scuola, “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”, né obbligare a stare seduti/e, immobili e obbedienti, disegnando sulle gole quel cappio di cui ci parla Chiara Valerio in “La tecnologia è religione”, tanto meno avvalersi di quel – maledetto – giudizio che, troppo spesso, si fa gabbia, insormontabile, invincibile (e quindi come si fa a esplorare ed esplorarsi, se si è in gabbia?). 

Significa, invece, dare spazio al domandare, e non smettere mai di domandare, all’ascolto, al dialogo, quindi lasciar parlare, al ridere insieme, al corpo, alle emozioni, a ciò che c’è fuori dall’aula, all’errore e al suo rimedio. 

Compito primo della scuola è, dunque, quello di accompagnare nel percorso di conoscenza di sé stessi/e e degli/lle altri/e, nella ricerca della propria verità, ma soprattutto, continua Lorenzoni, è di stare con chi cade, con gli/le ultimi/e, e averne cura. Situarsi in quel difficile equilibrio tra istanze di protezione e istanze di emancipazione.

Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con chi è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi. Margaret Mead disse che aiutare qualcun altro nella difficoltà è il punto in cui la civiltà inizia. 

Ma adesso diteci, conoscevate già questi libri? Avete dei consigli di lettura sul tema della cura?

Melda Mehja e Elena Rebecca Cerri

© Credit immagini: Love Story, 1970