Il furgoncino delle nuvole

Questa mattina papà era molto nervoso per via del traffico. Siamo rimasti in autostrada per più di mezz’ora, in coda tra una macchina rossa e grossa come quella di zia Lucia e un camion pieno zeppo di pecore, davanti a noi. Sì, proprio così, pecore. Io non sapevo che le pecore potessero essere trasportate nei camion. Pensavo che fossero libere di camminare da sole come in campagna dalla nonna. In effetti, però, son mica veloci le pecore: intasano la strada quando decidono di andare tutte verso la stessa direzione e non puoi fare altro che aspettare e aspettare, finché non si decidono di attraversare e farti passare. Forse per questo qualcuno ha deciso di dar loro un passaggio. Vi immaginate se, in autostrada, si fermassero tutte per la stanchezza e rimanessero lì, immobili, come statue? Papà non ne sarebbe molto contento. 

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Ma ecco che davanti al camion delle pecore appare lui, il furgoncino delle nuvole. Era stato nascosto tutto quel tempo davanti alle altre macchine e ora, con un sorpasso a destra, ecco che lo vedo comparire. È pieno di nuvole bellissime, gonfissime e bianchissime. Le vedo danzare armoniosamente dentro il vetro scuro del furgoncino, leggere. Io credevo che le nuvole venissero gonfiate da qualcuno ogni mattina, con una pompa per palloncini, e lasciate poi libere di andare a posizionarsi in qualche angolo di cielo con le altre compagne. E invece scopro che vengono semplicemente trasportate su un furgoncino bianco, bloccato nel traffico come noi. Chissà però come fanno a catturarle, tutte quelle nuvole. Probabilmente con una retina acchiappanuvole speciale. Chissà come fanno a metterle tutte dentro il furgoncino, senza sciuparle… Deve essere proprio un bel lavoro, occuparsi delle nuvole. Anche se di certo non deve essere per niente facile. Sapeste come sono timide le nuvole e, cosa incredibile, hanno anche loro paura del buio. Dovreste vedere come si nascondono appena il furgoncino entra in un tunnel: invisibili è dir poco!

Mishel Mantilla

I Polo Racconti sono piccole narrazioni che hanno come sfondo un evento o un luogo reale: uno spostamento in metro, un viaggio in macchina, in fila alle Poste, un pomeriggio al parco, la sera in cucina, e tanto altro. Da questi eventi o luoghi, ispirati alla vita di tutti i giorni, nascono delle azioni di personaggi (reali o non) che finiscono per rivelarsi del tutto assurde, poiché non corrispondenti alla realtà che conosciamo, o meglio, alla realtà per come siamo abituati a vederla. Oppure che risultano assurde, proprio perché corrispondono a schemi e convenzioni che abbiamo finito per accettare come normali.

I Polo Racconti iniziano e finiscono in meno di una pagina ed esistono così, per dire e raccontare quel che gli altri ci vogliono vedere. 

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