Chiacchiere su Dio con un insegnante e una donna Masai

Dei miei compagni di jeep, le due coppie sposate dormivano nel lussuoso albergo in mezzo alla savana, mentre io, la ragazza francese e la ragazza australiana dormivamo al campo tendato. Durante il safari avevamo già parlato un po’ e quando ci ritrovammo alla cena a buffet del campo rompemmo definitivamente il ghiaccio.

Eravamo stanchi per la sveglia alle sei e il giorno dopo ne avevamo un’altra alle cinque e un quarto per cercare di avvistare i leoni. Così, finito di mangiare, pensavamo di fumarci una sigaretta al fresco per poi ritirarci nelle nostre tende. Usciti dalla cucina comune, però, vedemmo che poco distante da quel cortile c’era un’enorme panca circolare con un fuoco nel mezzo e alcune persone sedute lì intorno.

Dopo le prime chiacchiere di cortesia, e dopo aver scoperto che ero italiano, l’uomo (kenyota di mezza età, insegnante di nome ignoto) mi chiese se anch’io fossi cattolico.

«Io credo in Dio ma non ho religione, non mi piacciono. Credo che anche in Italia molta gente che dice di essere cattolica lo dica solo per abitudine, sai, poi non vanno mai in chiesa e non so quanto ci credano davvero».

L’uomo è incuriosito. Passa in rassegna anche la francese e l’australiana. L’australiana è di fede anglicana.

«Io non credo in Dio. Credo nella Madre Terra e in me stessa, al massimo» dice invece la francese.

Questa è forse la cosa che lo colpisce di più, ma decide di procedere con ordine, e riprende da me. «E così tu hai Dio ma non hai la religione. Perché non hai la religione? Perché non vuoi la religione?»

«Non è che non voglio la religione. È che secondo me la religione è più un peso che altro, complica le cose inutilmente. Mette un filtro tra le persone e Dio, e questo fa si che molta gente infastidita dalla religione si allontani anche da Dio, perché non riesce a separare le due cose».

Nel frattempo, una donna masai è venuta a gettare altri rami nel fuoco e si è poi seduta con noi.

«Io penso» riprese l’uomo «che così invece è più rischioso. Tu dici che le religioni definiscono troppo Dio. Ma allora cos’è Dio per te?»

«Dio c’è ed è semplice. Non è importante discuterci troppo su. Potrei dirti che Dio è ciò che non puoi spiegare dei fenomeni naturali. Uno scienziato può spiegarti per filo e per segno come brucia il legno davanti a noi, ma non perché la fiamma è così bella, e nemmeno perché quelle reazioni di cui sa spiegarti il processo avvengono. Secondo me Dio è l’origine di questa armonia».

Il fuoco intanto ardeva con violenza, e l’australiana si è dovuta spostare un po’ perché il vento tirava verso di lei e le stavano arrivando addosso dei brandelli infuocati. La francese guarda la donna masai e poi dice all’insegnante che lei non crede in Dio perché non lo può vedere, mentre la Terra è qui.

«Cosa ti fa battere il cuore, allora? Da quando sei al mondo ogni giorno e ogni notte il tuo cuore batte e ti mantiene in vita. Non ti ha mai tradito. Potrebbe fermarsi in qualsiasi momento, eppure lui continua a battere. Chi ringrazi per il tuo cuore che non ti tradisce?»

«Non so chi dovrei ringraziare per il mio cuore. Forse i miei genitori, e me stessa. Io quando prego ringrazio la Madre Terra» e con le mani tocca la terra. L’insegnante scoppia a ridere.

«La Madre Terra? Cosa cambia tra la Madre Terra e Dio?»

«Che secondo me, c’è questo. C’è quello che c’è qui e ora, non c’è bisogno di chiedere nulla a nessun Dio» e dicendolo batte di nuovo le mani per terra e sulla panca in legno.

La donna masai continua a seguire il discorso con attenzione, mentre l’uomo decide di tornare a concentrarsi su di me perché non sa bene cosa rispondere alla francese.

«Sai qual è il rischio del tuo discorso? Che già ora la gente ha superato le nuvole, e non si accontenterà. Mille anni fa la gente non sapeva neanche spiegare tutto quello che succedeva su questa terra. Poi siamo arrivati a spiegare fino alle nuvole, e poi abbiamo mandato i razzi e i satelliti per andare ancora più su e superare anche le nuvole. La gente prova sempre di più a riempire la vacuità che è il vuoto in cui dimora la fede, in cui uno deve arrendersi e dire solo “io non so spiegarmi questo, io credo in Dio”. Questo è quello che dice la Bibbia: non mettere alla prova il Dio tuo. E la strada che dobbiamo percorrere noi uomini ce l’ha fatta vedere Gesù, con le sue parole, le sue azioni e i suoi miracoli».

Sto per rispondere, ma i miei occhi incrociano quelli della donna masai, e lei risponde molto meglio di me.

«Quello che tu dici è giusto, ma è anche sbagliato. La Bibbia racconta delle storie che possono essere belle o brutte, ma non sono la realtà. Sono simboli, come i miracoli di Gesù. Non c’è bisogno di raccontare chissà quali storie per credere in Dio o per vederlo. Per me c’è Dio nell’alba quando devo portare le mucche a pascolare di mattina presto, o nel tramonto se mi tocca di riportarle a casa. Non c’è bisogno di raccontare molte storie. Adesso sarebbe bello continuare a parlare insieme, ma sono quasi le dieci e tra poco le luci del campo verranno spente e tutto sarà buio, per cui ci conviene andare a dormire nelle nostre tende».

Credit immagine: Christian Mella

Christian Mella