Denise ha quattro anni e ama disegnare. Oggi è il quarto pomeriggio che vado da lei. Arrivo a casa sua, la trovo sul suo tavolino di legno rosso, stringe con la sua manina un pastello verde per colorare il prato.
La saluto con la mano destra tesa in avanti e lei ricambia, lasciando il pastello libero di rotolare sul tavolino.
Mi prende per mano e mi porta nella sua cameretta. Una stanzetta dai muri celesti, nuvole e stelle dipinte di bianco ricoprono tutto il soffitto, sembra il cielo. Un tappetto di fiori ricopre il pavimento, e vari giocattoli e pupazzi riempiono la stanza. Denise mi chiede di giocare, chiudendo a cono le mani, roteandole quattro volte su e giù.
«A cosa vuoi giocare?» le chiedo.
Sapevo che avrebbe voluto giocare con i lego, negli ultimi tre pomeriggi ci siamo dedicate praticamente solo a questo.
Prende la scatola e la porta sul tappeto.
«Giochiamo con i lego?» le domando.
Lei apre la mano sinistra a mo’ di spanna e la muove verticalmente avanti e indietro, saltellando. È un sì felice.
Ci sediamo. Ho dimenticato il cuscino per la mia schiena. Iniziamo a costruire, ma lei si accorge che io non sono seduta. Mi guarda stranita e curva la testa con lo sguardo rivolto alle mie gambe.
Io continuo a mettere mattoncini di lego uno sopra l’altro, ma lei si ferma. Si alza e va verso il suo letto. Prende un cuscino e me lo porge.
«Cuscino», mi dice.
Virginia Galizia
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