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Il ragazzo aveva fame, ma non era impaziente. Ne aveva avuto abbastanza, della fretta. Per tutti quei mesi, lui che per natura amava la calma, non aveva fatto che correre di qua e di là. Le ragioni non ci devono importare molto, a noi che stiamo gettando un’occhiata nella giornata di una vita altrui. Ci basta sapere, ve lo garantisco, che aveva corso molto, e che questo in fondo non gli era servito, né per raggiungere quelli che considerava essere i suoi obiettivi, né per essere un poco più felice di prima. Questa lezione, ahimè, non so dirvi se il ragazzo l’avesse capita. Comunque, l’istinto doveva volerlo guidare sulla strada giusta, e per quel giorno decise che avrebbe fatto tutto con calma. A pranzo era da solo, e un’incredibile voglia di baozi lo aveva colto fin dal risveglio. Quando aveva abitato a Shangai con suo padre erano il suo piatto preferito, e di tanto in tanto, quando sentiva nostalgia di quel periodo lontano, faceva un’incursione a Chinatown, sempre nello stesso posto. Quella mattina, però, decise di voler cambiare. Forse c’erano altri negozietti che lui non aveva mai provato, e che facevano baozi più buoni del vecchio Wu-Wang. Se fosse rimasto deluso, avrebbe invece imparato che Wu-Wang preparava i baozi più buoni di Chinatown.
Camminò per tutto il corso principale di Paolo Sarpi, ma nessuno dei negozietti catturò i suoi occhi e il suo appetito. Lo sguardo gli venne invece attirato da un’insegna verde proveniente da un vicoletto, e decise di seguirla. Ne rimase deluso: la scritta cinese non gli aveva comunicato nulla, ma guardando dentro, pareva proprio un calzolaio. Una leggera brezza gli portò però il profumo di baozi che stava cercando, e decise di seguire la fragranza. Si ritrovò dopo pochi metri a costeggiare il muro giallo sbiadito di una vecchia corte, e gli sembrò che il profumo provenisse proprio da lì. Il cancelletto era soltanto accostato e il ragazzo, con il leggero timore che accompagna chi entra in casa altrui senza invito, varcò la soglia. Vide, nell’angolo opposto della corte, del vapore uscire da una stanzetta con un bancone sulla finestra aperta e un paio di piccoli tavolini davanti. Vi era seduto solamente un vecchio. Seppure nel suo cuore albergasse ancora un leggero timore, la sua camminata verso il bancone fu decisa. Lo accolsero i bellissimi occhi scuri di una ragazza poco più grande di lui.
«Vuoi mangiare?» chiese secca ma con tono gentile.
«Sì. Avete dei baozi?»
«Sì, noi facciamo solo baozi! Sia di carne che di gamberi. Quali desideri?»
«Di carne, grazie» rispose il ragazzo tirando fuori il portafogli, ma la ragazza gli fece cenno di no con il capo. «Dopo, dopo, non ti preoccupare. Ci vuole un poco a farli perché sono freschi, siediti pure».
Il ragazzo voleva sedersi nel tavolino vuoto, ma il vecchio gli sorrise e indicò con la mano la sedia di fronte a lui. Non parlava che poche parole di italiano, ma i suoi occhi dicevano quello che la lingua non riusciva a formulare.
«Carne? Buoni!»
«Sì, li ho presi di carne,» rispose il ragazzo, e proseguì «di solito vado da Wu-Wang, ma oggi volevo cambiare. Lo conosce?» domandò infine non sapendo che altro dire a quel vecchio che lo guardava incuriosito. Ci pensò un po’ su, ripeté «Wu-Wang» con aria pensierosa ed infine, sempre con un grosso sorriso stampato in faccia, fece segno di no con la testa. Gli occhi piccoli e neri del vecchio scrutarono il ragazzo, e si posarono sulla sua maglietta, su cui era disegnato un fascio di luce.
«Yang!» esclamò il vecchio estasiato ma il ragazzo, che non era pratico di religioni e filosofie orientali, non capì. «Yang, vuol dire luce?»
Il vecchio, che non sapeva cosa significasse la parola luce, annuì benevolo. Il ragazzo non sapeva cosa quella conversazione significasse, ma il vecchio cinese gli trasmetteva un senso di pace. Forse il suo cervello non comprendeva, ma qualche meccanismo del suo animo sì, sentiva ciò che il vecchio sapeva e avrebbe potuto insegnargli, come che le anguille del fiume, nella regione in cui era cresciuto, si catturano con delle larghe e lunghe ceste di vimini, o quanta legna mettere nel kang per sprecarne il meno possibile e al tempo stesso dormire al caldo per l’intera nottata. O ancora, che il vecchio era convinto che una volta morto, in quel preciso istante sarebbe venuto alla luce un bambino dal suo stesso carattere. Non sarebbe stato lui, sarebbe stata un’altra persona, ma qualcuno doveva assumere il suo carattere, altrimenti nel mondo ci sarebbe stato disequilibrio, e questo non era possibile. Queste e altre cose il vecchio avrebbe potuto dirgli, mentre i baozi gli venivano finalmente serviti. Con stupore, il ragazzo dovette ammettere che erano più buoni di quelli di Wu-Wang.
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Christian Mella