Ciao lettori e lettrici del Polo, come state?
Il mese scorso abbiamo visto un sacco di libri tra i vostri consigli e abbiamo allungato la nostra wishlist (noi ringraziamo, i nostri portafogli un po’ meno).
Qui trovate “Libri in pillole” di marzo, con i nostri e i vostri consigli: se ve lo siete perso, dateci un’occhiata!
Anche questo mese parliamo di «meraviglia», con i soliti due libri scelti da noi più i vostri, sempre super apprezzati, che troverete in fondo all’articolo… iniziamo!
Il primo consiglio di oggi è Atti osceni in luogo privato, di Marco Missiroli, 2015, Einaudi.

È un libro che ci ha colpito per la sua capacità di esplorare il concetto di meraviglia attraverso una prospettiva insolita e provocatoria. Pur trattando argomenti considerati tabù o controversi, come suggerisce il titolo stesso, l’autore utilizza questa narrazione per mettere in discussione le convenzioni sociali e i pregiudizi riguardanti la sessualità e l’intimità. La meraviglia emerge dall’atto di esplorare territori mentali ed emotivi altrimenti ignorati o repressi, portando i lettori a riflettere su aspetti della vita umana spesso trascurati o misconosciuti.
Il secondo libro è Notturno indiano, di Antonio Tabucchi, 2014, Sellerio.
Dalle parole dello stesso autore: “questo libro, oltre che un’insonnia, è un viaggio”, un Notturno per amanti di percorsi incongrui, in cui ciò che si cerca è un’ombra.

L’insonnia, come motore della scrittura, uno stato liminale tra la veglia e il sonno, che permette, quindi, di vivere esperienze uniche, in cui ciò che si cerca non è la ragione, la luce, ma l’ombra, il mistero.
In un mondo in cui l’errore è una minaccia, la perfezione l’obiettivo, le contraddizioni imperdonabili, e la linearità del percorso un criterio di valutazione, cosa abbiamo smarrito? Quello spazio indeterminato, in cui siamo senza essere ‘qualcosa’.
Serendipity, si chiama nelle scienze sociali, quella postura che prevede di lasciarsi la possibilità di trovare il non previsto, l’inatteso, ciò che non risponde ai nostri schemi, permettendo, quindi, di meravigliarsi, di ciò che sfugge, di, citando Chandra, “questo immenso non sapere”.
Ecco, mi sembra che il testo di Tabucchi parli di un viaggio in cui ciò che si cerca, alla fine, è quella sensazione di meraviglia che proviamo davanti all’impensato.
E… dulcis in fundo, ecco i vostri consigli:

Stay tuned per il tema del prossimo mese: non vediamo l’ora di leggere i vostri suggerimenti!
Melda Mehja & Elena Rebecca Cerri
© Credit immagini: Edward Scissorhands, 1990