La Rete Italiana di Cultura Popolare nasce diciotto anni fa sul territorio torinese come associazione di promozione sociale. Il suo obiettivo era e rimane quello di lavorare sulle comunità di prossimità. Tuttora si occupa infatti di intessere relazioni sociali sul territorio e lavorare in senso ampio sul tema della cultura e sull’attivazione di comunità. Tutto questo è possibile grazie ai preziosi strumenti lasciati in dono all’Associazione da Tullio De Mauro, linguista che ha basato molto il suo lavoro sulla mappatura del territorio, con un focus sui dialetti e le feste tradizionali. Restano quindi strumenti preziosi e validi i “dialoghi-video” e il “Portale dei saperi“, ideati con De Mauro e utilizzati attualmente per la conoscenza dei territori e delle persone con cui andranno a interfacciarsi i portinai.
Ho potuto approfondire meglio uno dei progetti dell’Associazione con Camilla Munno, referente della Rete delle Portinerie, che mi ha raccontato nei dettagli cosa sono le Portinerie di Comunità.
Lo Spaccio di cultura – Portinerie di comunità è un progetto che nasce nel 2020, in pieno periodo pandemico, grazie alla vincita di un bando europeo. L’idea di presidi come questi affonda le sue radici in altre realtà europee come “Lulu dans ma rue”, una Portineria di Parigi improntata più sull’orientare ad artigiani e servizi per l’area domestica e di cura. A Torino, invece, le portinerie nascono più come punto di riferimento fisico per il quartiere, al quale offrire servizi di prossimità per persone del quartiere, ma anche attività culturali, di incontro e di dialogo.
I servizi offerti sono vari e flessibili a seconda delle necessità degli abitanti, ma tra i principali si trovano: la ricezione di pacchi, la redazione di curriculum vitae, il supporto all’utilizzo della tecnologia, il pet-sitting, l’aiuto con pratiche di pubblica amministrazione, etc. Allo stesso modo, varie sono anche le attività culturali proposte: dalle presentazioni di libri all’aiuto compiti, dal cinema all’aperto alle rassegne teatrali.



Tutta questa ricchezza di proposte ha trovato negli anni posto in tre diversi presidi, con una conformazione spaziale diversa: la pionieristica Portineria di Porta Palazzo, ex-edicola pubblica; la casetta sul Lungo Dora, pensata in collaborazione con la scuola Lagrange, con una spazialità estesa che collega l’esterno con l’interno, i giardini pubblici con la scuola adiacente; quella più recente di Borgo San Paolo, che sorge in una ex-bocciofila rimessa a nuovo dalla Rete. Ognuna ha quindi le sue peculiarità e soddisfa le esigenze e i desideri della popolazione del quartiere. All’edicola di Porta Palazzo molte persone si rivolgono per la ricezione pacchi ma anche per informazioni burocratiche e pratiche per, ad esempio, trovare un lavoro o un supporto adatto. Alla sede sul Lungo Dora, la collaborazione con l’Istituto Lagrange ha permesso una grande opera di contrasto alla dispersione scolastica tramite diverse attività tra cui la creazione di una redazione radio che coinvolge gli studenti seguiti. Ancora diversa è la geografia della portineria di Borgo San Paolo: l’ex-bocciofila riqualificata è qui ora luogo di incontro e ricreazione soprattutto per famiglie con bambini e anziani residenti in zona.



È lampante come una delle mission dell’Associazione sia quindi fare rete col territorio, costruendo legami con e tra gli abitanti. Rete che è costruita anche grazie alla collaborazione con altri soggetti della comunità con cui vengono condivisi gli spazi delle portinerie (che ricordiamo sono legate al comune di Torino da un patto di collaborazione), come Refugees Welcome, Cooperativa Zenith e molti altri.
Camilla mi lascia con un messaggio, una frase che ben riassume l’animo di questa associazione: «Ci prendiamo cura delle comunità». Da cui deriva naturalmente l’idea di «portinerie come luoghi liberi e accessibili a tutti».
Cecilia Verri