Hai perso la prima parte dell’articolo? Recuperala qui.
CONDIRSI – Cene a tema per il gusto di parlarsi a tavola offre la possibilità di tornare a vivere e a respirare per un paio di ore. Almeno per chi per vivere ha bisogno di quella sensazione di pienezza che si prova quando ci si rende conto che, nonostante tutti gli automatismi della vita quotidiana, si è ancora capaci di ragionare, di riconoscere le emozioni, di capire e sentire l’altro.
Per farlo si serve di pochi ingredienti: un argomento (o tema) che possa coinvolgere l’esperienza di ognuno; un ‘esperto’ sull’argomento scelto, con la voglia di mettere in contatto con altri quello che gli ‘sta a cuore’ della sua ricerca; una regola di base: portare da mangiare e da bere come espressione di un dono reciproco.
Davanti a uno spritz (per mantenere anche nell’intervista la convivialità alla base di CONDIRSI), Renato Tomba, ex professore di di materie letterarie nelle scuole superiori nonché ideatore di questa iniziativa di durata ormai decennale, mi ha raccontato dieci anni di cene organizzate, registrate e analizzate con passione. Ecco la seconda parte dell’intervista (se ti sei pers* la prima la trovi qui).

- L’accoglienza alle cene è subordinata a diversi criteri di partecipazione, tra cui anche la precedenza a nuovi partecipanti e la mescolanza di diverse età. Trovi proficuo lo scambio tra generazioni lontane e tra persone provenienti dai contesti più disparati? Rientra anche questo nel tentativo di messa in prospettiva del mondo in cui viviamo, che si realizza in una tavola inclusiva e variegata come quelle di CONDIRSI?
Noi ci distinguiamo nell’essere più o meno ignoranti, nel grado di eros, di desiderio di conoscere che abbiamo. Nel Simposio di Platone si descrive la condizione intermedia tra saggezza e ignoranza come eros, desiderio di sapere, di conoscere. Il dialogo intergenerazionale rende viva la conversazione e questo desiderio. Siamo tutti coinvolti in una stessa esperienza, ma, essendo nati in epoche diverse, il mutamento dei contesti genera punti di vista diversi, spesso inattesi. Un esempio. Prima della pandemia, nel febbraio 2020, Giorgio Griziotti tirò fuori ad una cena il tema: catastrofe o rivoluzione? Chiedemmo ai giovani cosa ne pensassero e uno disse che la parola ‘rivoluzione’ gli faceva venire paura. Mi stupì che questo ragazzo esprimesse l’emozione della paura, ma in effetti oggi il pensiero della rivoluzione implica la perdita delle condizioni di privilegio e di benessere standard a cui ormai siamo assuefatti.

- 87 cene, tutte scrupolosamente registrate da più telecamere e caricate sul sito insieme ad altrettante sintesi che ti premuri di scrivere. A cosa è dovuta questa tua attenzione filologica nel riascoltare, riassumere e montare le video-sintesi di ogni cena? Si legge sul sito: Ogni singolo video può essere anche solo ascoltato, come un podcast; e, tuttavia, l’immagine in movimento dei convitati, se guardata con attenzione e affezione, ha il potere di restituire il piacere della convivialità, l’effetto di vicinanza e di intimità che si genera nella condivisione del cibo e nella conversazione a tavola.
Ho posto io l’esigenza di documentare, andando incontro a uno spettro di reazioni che vanno dal rifiuto di rivedersi a quello che per me significa riguardare a distanza le registrazioni: scoprire cose che sull’immediato, proprio perché l’attenzione si orienta in maniera suggestiva e selettiva, ci si perde necessariamente. Nella ricerca didattica, la ricerca – azione indica la riflessione sull’azione che svolgi nel corso dell’azione stessa. Le tecniche di distanziamento, come la scrittura o la registrazione, permettono di capire cosa è rilevante nel tempo. C’è infatti una ricchezza che si vive nell’immediato ma che è più ampia di ciò che si è vissuto e percepito nell’istante. La registrazione poi diventa il medium per allargare l’esperienza privata ai social, aprendo CONDIRSI a una comunità più ampia di interesse. Il progetto non ha sponsor, se è cresciuto lo ha fatto con la sua forza e negli ultimi anni sfruttando anche i social, soprattutto per contattare gli esperti.

- Lunedì CONDIRSI ha festeggiato dieci anni. Cosa ti hanno dato questi anni? Ogni cena ha aggiunto un punto di vista diverso alla domanda fondamentale da cui muove il progetto di CONDIRSI: ‘a che punto siamo?’. Come però mostra bene il tuo logo – il punto interrogativo (coltello) segue al punto esclamativo (forchetta) – non è l’affermazione a concludere la conversazione a tavola, è la domanda, che è la parte ‘corposa’ dello stare insieme a tavola, perché apre al bisogno di sapere ancora. Quindi, ci si può immaginare che saranno molte ancora le cene e che idealmente non siano destinate a finire mai.
Quello che mi hanno regalato questi anni è innanzitutto la gratitudine per aver incontrato tante belle persone. La sorpresa di vedere non solo volti nuovi, ma anche l’entusiasmo di chi esce dalle cene, dato dalla sensazione di essersi finalmente parlati, di aver avuto l’occasione di ascoltare, di aver sperimentato un incontro vero. Questo mi meraviglia e mi sorprende ogni volta, mi lascia un senso di bellezza che è la ragione per cui ho continuato per tutti questi anni. Poi le cene mi danno anche l’occasione di fare ginnastica mentale, di esercitare uno sforzo, una pulsione a comprendere, ad andare a fondo nelle cose, che va al di là dell’impatto immediato. Per il futuro, ho in mente di continuare con le cene e, magari, di fare una pubblicazione sul tema dell’educazione. Sono state già trascritte tre cene su questo tema e potrebbe essere un passo importante per CONDIRSI.
Elena Del Col
© Credit immagini: CONDIRSI