Lo scorso 19 ottobre 2021 a Roma, nella casa circondariale femminile di Rebibbia, ha avuto luogo l’inaugurazione di Ma.Ma., la ‘Casa per l’affettività e la maternità’ promossa dal celebre architetto Renzo Piano nell’ambito del progetto G124 e destinata alle madri detenute e alle loro famiglie.
Piccola e semplice quasi come fosse il frutto della fantasia di un bambino, la casa per l’affettività è un puntino rosso di soli 28 metri quadrati immerso in un rigoglioso boschetto a due passi dal carcere e dotata di tutto quello che serve allo svolgimento delle quotidiane attività domestiche. Il piccolo fabbricato, progettato affinché con le sue linee semplici e pulite e con il suo iconico tetto a punta evochi immediatamente l’idea tradizionale di casa, vuole regalare qualche ora di normalità alle detenute, permettendo loro di incontrare a rotazione le proprie famiglie in un luogo che non sia quello anonimo e inospitale del carcere, ma in uno spazio accogliente che ricrei, anche solo momentaneamente, un’atmosfera intima e familiare.

Il Ma.Ma. si incardina perfettamente nel contesto del G124, il gruppo di lavoro diretto da Renzo Piano per lo sviluppo delle periferie, ma deve la sua realizzazione anche all’intervento del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, che ha materialmente sostenuto la realizzazione del prototipo.
Progettata dai giovani architetti Martina Passeri, Attilio Mazzetto e Tommaso Marenaci, con il supporto della professoressa Pisana Posocco e dello stesso Renzo Piano, la casa per l’affettività è stata quasi interamente edificata dai detenuti che lavorano nella falegnameria della Casa circondariale di Viterbo. Alcune lavorazioni di supporto sono state invece eseguite proprio dalle detenute di Rebibbia, e ciò grazie alla scelta di impiegare per la costruzione della casetta pannelli di peso contenuto, più semplici da trasportare e assemblare.
Modesto nelle dimensioni ma grandioso nelle ambizioni, il Ma.ma. si erge a spazio domestico, accogliente e protetto. Fra le sue mura di legno e nel suo rigoglioso giardino, le mamme detenute possono così nuovamente immergersi in un’atmosfera familiare, ritrovando la normalità e l’intimità di cui sono solitamente private e sentendosi libere di pensare al futuro attraverso il contatto con i loro cari. La casa per l’affettività è, insomma, perfetto esempio di come anche il progetto più piccolo possa avere un impatto significativo e fondamentale nella vita delle persone. Un simbolo, un punto di partenza affinché, in una dimensione così complessa come quella del carcere, si sviluppino in futuro progetti analoghi e altrettanto positivi.
Federica Gattillo